Trentottomila. È il numero degli abbonamenti che la Roma ha fatto in poche settimane per il prossimo campionato. A scatola chiusa. Anzi, con molti partenti e Daniele De Rossi in panchina. Nonostante l'ingombrante pista d'atletica dello stadio Olimpico. E - dettaglio da non trascurare - nonostante una società piena di debiti che negli ultimi anni è andata avanti a suon di prestiti e improvvisazione.

Ora proviamo un attimo a ribaltare la stessa situazione sul Napoli. Con un quasi esordiente in panchina o comunque un allenatore giovanissimo. Con 7 o 8 calciatori partenti e un progetto mai iniziato. Non ci lanciamo in proiezioni perché sarebbe come sparare sulla croce rossa.

Ma affidiamoci ai dati. Ricordando che nell'anno post Sarri, con l'arrivo di Carlo Ancelotti (l'allenatore più vincente di sempre) le tessere staccate furono circa 9000. Un numero imbarazzante, se rapportato a un bacino d'utenza che può contare su di un'area metropolitana, compresa la provincia, di quasi 3 milioni e mezzo di abitanti e con una sola squadra di calcio a cui dedicare attenzione.

Gli anni presi in considerazione potrebbero essere molteplici. E non c'è mai partita.

Sul campo le cose, fortunatamente, vanno in direzione opposta. Tutto ciò è sintomatico del fatto che, da sempre, sono i risultati di club e calciatori a trascinare il popolo azzurro, mai viceversa.

"Vediamo come vanno le cose, poi se ne parla": questo è, numeri alla mano, il sentiment della piazza partenopea.

Prendiamo in considerazione l'anno dello scudetto, il secondo con Luciano Spalletti in panchina. 5000 tessere staccate prima dell'ìinizio del campionato (diventeranno poi 12.000 a stagione in corso), numeri che valsero il 14º posto in Serie A in questa speciale classifica. Dietro gli azzurri, lo Spezia (città grande quanto un singolo quartiere di Napoli) con 4200 abbonamenti. La Roma 36000, terza in classifica dietro le solite milanesi che in fatto di abbonati fanno leggere le targhe a chi si lusinga essere "lo stato d'animo di una città".

5000 abbonamenti e i fischi per un pari in casa contro il Lecce. Il Napoli inanellò poi una serie irripetibile di vittorie di fila e le code interminabili, on line e fisiche, per accaparrarsi un biglietto divenne il leit motiv della stagione, con annesso lo strascico di polemiche di quelli che inevitabilmente restavano senza tagliando.

Dopo lo scudetto, unicum negli ultimi 15 anni, 23500 abbonamenti su 25000 messi a disposizione. Dopo il tricolore, appunto.

Senza possibilità di smentita possiamo dire che "vincere non è importante, ma è l'unica cosa che conta" è un concetto non solo riconducibile alla Juventus, ma un motto che si sposa perfettamente con questa piazza. Basterebbe ammetterlo. Altrove lo fanno, noi stiamo ancora in tempo.

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