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La crociata di Rudi Garcia4 min read

di Vincenzo Barretta
7 Novembre 2023
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Quante difficoltà per Rudi Garcia. Tecniche, tattiche, di leadership, ambientali. Un allenatore arrivato dopo un campionato dominato e vinto praticamente a febbraio, viene inevitabilmente comparato al suo predecessore. Ci vuole coraggio, altroché.

Non solo milioni di euro, perché in Arabia il buon francese si è particolarmente arricchito. Sapeva benissimo che alle minime difficoltà si sarebbero sentiti scricchiolii che inevitabilmente avrebbero portato ad una vera contestazione. Ed oggi quello che era abbondantemente prevedibile è divenuto realtà.

E così, qualsiasi cosa Garcia faccia, viene accolta come un errore. Anzi, come incompetenza, che è pure peggio. Ma si sa, l’Italia è il paese dove vivono 50 e passa milioni di allenatori. Fanatici di una vera e propria religione. E come ogni religione, esiste il credo di appartenenza. In questo caso è il 433.

Lo schema degli schemi, l’unico modo per vincere, il pass per vivere in eterno. Ed il peccatore Garcia, reo di aver provato a variare dettame tattico per essere più imprevedibile, non ha nessun prete per espiare i suoi peccati. Anzi, ha la fila degli accusatori.

Il Quattrotretre

Il 433, dicevamo. Il Napoli ha avuto le sue difficoltà (croniche, ma questo sembra dimenticato) contro Lazio, Fiorentina, Milan. Tutte al Maradona. Le stesse difficoltà di sempre, insomma. Ma non è che contro il Milan, sotto di due gol, la partita è stata recuperata proprio perché è stato cambiato schema di gioco, interpretazione dei calciatori, tutto inaspettato agli occhi di Pioli? Ci può stare, basterebbe essere intellettualmente onesti per ammetterlo. Il resto è, più o meno, dominio tranne la trasferta di Genova. Ci può stare, ovviamente.

Sempre se si fosse onesti intellettualmente, si noterebbe una certa differenza di leadership, in quel numero 9 che era una vera e propria ira di dio e che è stato il protagonista dell’ennesimo “snaturamento” della società guidata da Aurelio De Laurentiis. Victor Osimhen andava venduto. Perché l’anno scorso ha raggiunto il suo apice, non solo dal punto di vista realizzativo (in linea con quest’anno), ma soprattutto per le sue doti da trascinatore. Basti vedere quello che fece a Roma e Bergamo per capire le differenze con l’Osimhen di quest’anno. Distratto dalle faccende familiari, dalle mancate esultanze, dalle strette di mano non mantenute, ma anche dal presunto razzismo di TikTok.

Oppure come Zambo Anguissa, lontano parente del centrocampista moderno e fortissimo dello scorso anno. E gennaio si avvicina, quando i due saranno impegnati in Coppa d’Africa con relative scorie post competizione. E poi Natan per Kim. Quindi un profilo che sarà sicuramente forte un domani per uno che era già forte ieri. Ed il contestatissimo Lozano, sempre utile, sostituito da un calciatore costato 28 milioni, e di cui ancora non è chiara la sistemazione in campo.

Quelli del Terzo – puntata di giovedì 2 novembre. Iscriviti al nostro canale YouTube

La stagione di Garcia in numeri

Ma nonostante ciò, che può essere non condivisibile ma difficilmente contestabile, il Napoli di Garcia ha disputato 14 partite, con 8 vittorie, 3 pareggi e 3 sconfitte (tra cui il Real Madrid). Numeri ben lontani dalle contestazioni e da un ipotetico esonero. Questo ad oggi, naturalmente. Se poi il Napoli di Garcìa si troverà lontano dal treno di testa, saranno fatti altri discorsi ed altre valutazioni. Ad oggi, però, sono discorsi precoci, rafforzati dall’inevitabile paragone col campionato scorso. Ingiusto, ma inesorabile.

E Garcia, dalla sua, ha dei dati inoppugnabili, che per amor e dovere di cronaca vanno raccontanti. E va fatto proprio perché, intorno, esiste solo un lungo bagno di melma dove il francese, con difficoltà, nuota. Il primo dato è il più vecchio del mondo: nessun club, che non siano le tre strisciate, ha mai vinto due campionati consecutivi.

Un altro dato importante è la percentuale di possesso palla. Il Napoli è primo insieme alla Fiorentina con il 58%. Una enormità. Inoltre, il Napoli ha il secondo migliore attacco del campionato dietro l’Inter. Come xG (che tanto piacciono agli amanti dei numeri, sciorinandoli solo a convenienza) il Napoli è quasi in linea con l’inter. Stesso discorso per gli xG subiti, sempre in linea con la capolista. Infine, il Napoli è la squadra in Italia che più recupera palla nella metà campo avversaria.

Numeri, benedetti numeri, in linea più o meno con una posizione che oscillerebbe tra il primo e il secondo posto in classifica. Ma poi esiste un’altra realtà. Quella degli avversari. Che, per fortuna, nel calcio esistono e se vincono quasi sempre ci puoi fare ben poco. Cosa che, ad oggi, Inter e Juventus stanno facendo con estrema regolarità.

Si tifa la squadra, non le proprie idee

Garcia non è l’allenatore preferito di chi scrive, ma è scorretto tifare per le proprie idee. Come chi vorrebbe veder perdere la propria squadra del cuore solo per il gusto di gridare al mondo “io l’avevo detto”. Urlo rimasto in gola a molti dopo l’anno scorso, che dopo un mercato capolavoro ma impopolare vedeva una piazza già col dito puntato pronta ad esplodere, rinfacciando gli addii di Mertens e Koulibaly ad ogni minimo errore.

Come diceva Rafa Benitez, genio assoluto passato da queste parti, solo se si è “spalla a spalla” (squadra, società, allenatore, stampa, ambiente) possono arrivare risultati straordinari. Dovremmo saperlo. Ma forse dovremmo rinfrescarci la memoria.

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