L’esperienza accumulata negli anni non ha fiaccato Kevin De Bruyne, che continua a muoversi con l’ambizione di un giovane. Ha rallentato nei ritmi ma non nella mente: la rapidità delle decisioni, la lucidità sotto porta e la freddezza dei rigori restano intatte. Due penalty segnati col Belgio contro il Galles hanno confermato quanto il suo talento resti una garanzia. Passare dall’azzurro del Napoli al celeste della nazionale non cambia la sua essenza: guida e riferimento per chi gli gioca accanto. In un Napoli in trasformazione, De Bruyne è diventato il simbolo della seconda vita del campione che vuole ancora incidere.
L’equilibrio perfetto con McTominay e il nuovo corso contiano
Nel progetto di Antonio Conte, il belga rappresenta l’equilibrio tra genio e ordine. Se McTominay è il motore che corre, De Bruyne è il cervello che organizza, il regista capace di far convivere l’energia con la precisione. Il Napoli aveva avuto trascinatori e protagonisti — da Osimhen a Lukaku, da Kvaratskhelia allo stesso McTominay — ma mancava un giocatore capace di unire la squadra in un disegno tecnico e mentale. De Bruyne riempie quel vuoto, legando la manovra e dando direzione al pressing, diventando la guida in grado di trasformare l’idea di gioco in struttura. È il “nodo contiano”: razionalità e ispirazione fuse in un’unica mente.
Eleganza, freddezza e il privilegio di scegliere il destino del pallone
Il calcio di De Bruyne conserva una purezza rara. Come un tempo Hamsik, apre spazi invisibili ai più, ma lo fa con una calma che sembra appartenere a un’altra epoca. “Un iceberg in mezzo al sambodromo”: così lo descrive chi lo vede giocare, freddo dentro un contesto emotivo. Ogni suo passaggio è una direzione, ogni gesto una lezione di semplicità. La sua aggressività è mentale: dirige con gli occhi e con le mani, spostandosi in senso opposto alle proprie indicazioni. Elegante e al tempo stesso spietato, ha mantenuto intatta la capacità di decidere il destino della palla.
In Champions League ha mostrato ancora una volta la sua lucidità: un assist perfetto per Højlund, il colpo d’occhio di chi sa prevedere le trame del futuro. Gioca come chi ha già visto tutto un secondo prima, e questo, nel calcio, vale più della giovinezza.
Napoli si è innamorata della sua calma dentro il caos. Quando De Bruyne tocca palla, il Maradona si ferma: ogni passaggio è un atto estetico, un frammento di bellezza che fa sembrare possibile anche l’impossibile. È il maestro che illumina con l’ombra, il faro che non ha bisogno di urlare per farsi seguire.
Oggi Napoli si è fatta “mendicante di bellezza”, come scrive Galeano, aspettando la sua giocata che puntualmente arriva. In quel lampo di genio che ricorda il passato maradoniano, De Bruyne incarna lo straordinario che diventa routine: il prodigio quotidiano di un fuoriclasse che continua a illuminare.
Fonte: Gazzetta






