Con le tossine di San Siro ancora da smaltire, il Napoli di Antonio Conte si ritrova davanti al solito bivio tra ambizione e identità. Per oltre un’ora contro il Milan gli azzurri erano sembrati prevedibili, quasi svuotati, e da quella serata è germogliato un dubbio insidioso: e se Kevin De Bruyne avesse bisogno di più tempo per entrare nei meccanismi di Conte?
Ma nel calcio la memoria dura quanto un turno di Champions, e contro lo Sporting il belga ha rimesso tutto al suo posto. Nel contesto europeo, dove c’è più spazio per pensare e colpire, il numero 11 ha potuto tornare se stesso: geniale, libero, lucido. In campo aperto ha ritrovato il partner ideale in Rasmus Højlund, l’assassino degli spazi. L’intesa tra i due ha ricordato i fasti di Manchester, con il belga nei panni del regista offensivo e il danese pronto a scattare come un giavellotto.
De Bruyne e McTominay, la convivenza possibile
Resta però la grande domanda: come far convivere De Bruyne e McTominay senza perdere equilibrio? Conte, da sempre pragmatico, conosce il rischio di schiacciare la squadra in un sistema troppo rigido. Zambo Anguissa resta imprescindibile per struttura e recupero, Lobotka è il cervello basso della manovra, mentre Politano dà l’equilibrio tattico che altri non garantiscono.
La convivenza tra il belga e lo scozzese richiede invece geometrie nuove. Entrambi amano inserirsi, entrambi vogliono libertà. L’allenatore dovrà decidere se alternarli o inventare una formula inedita, magari una mediana con McTominay e De Bruyne mezze ali ai lati di Lobotka, soprattutto quando Anguissa sarà impegnato in Coppa d’Africa.
Le prove di Conte: dal pragmatismo alla sperimentazione
Conte non è nuovo alle rivoluzioni tattiche. Alla Juventus inventò il 3-5-2, al Chelsea cambiò modulo in corsa e vinse la Premier, all’Inter spostò il baricentro e raccolse lo scudetto. Anche a Napoli ha già dimostrato flessibilità, passando dal tridente leggero alla difesa a tre quando gli infortuni lo hanno costretto a reinventare. Il tecnico sembra pronto a ripetere il copione: sperimentare, correggere, vincere.
Con Lukaku fermo ai box e Højlund in rampa di lancio, le soluzioni offensive si moltiplicano. Potrebbe esserci spazio per un Napoli modulare, con Lang o Neres pronti a offrire l’uno contro uno quando serve scardinare difese chiuse. L’inserimento di Miguel Gutiérrez, più portato all’attacco della profondità rispetto a Spinazzola, apre nuove prospettive sulla corsia mancina.
Conte ha sempre trovato la via quando le certezze sembravano franare. La sfida ora è armonizzare i suoi fuoriclasse senza snaturare il gruppo. Perché in fondo, come dimostra la sua storia, il segreto di Conte non è solo tattico: è psicologico. È la capacità di trasformare la pressione in carburante e la competizione interna in crescita collettiva.






