Torino-Napoli: una sconfitta preoccupante per la squadra di Conte
Torino – Napoli racconta, tra le altre cose, la seconda sconfitta dei campioni d’Italia in carica in appena sette partite, nonostante un calendario iniziale tutt’altro che complicato.
Se a Milano, sponda rossonera targata Max Allegri, furono devastanti i primi 30 minuti ed ostaggi dell’americano Pulisic, sotto la Mole granata sono tanti gli spunti negativi da prendere in considerazione.
Tra i primi, gli ennesimi infortuni di questo inizio di stagione. Questa volta è toccato a Rasmus Hojlund e Scott Mctominay, il primo muscolare, il secondo traumatico. Altri due ad una lista lunga. Lunghissima, se si considera che siamo solo a metà ottobre. Anche se è cambiata la preparazione rispetto allo scorso anno, complici le quattro competizioni da affrontare.
Un altro aspetto è Leonardo Spinazzola. Una squadra che ha speso sul mercato, in due sessioni, la bellezza di 350 milioni di euro “sbancando” la concorrenza risulta essere dipendente dall’ex Roma. Dipendente a tutti gli effetti. Se l’esterno azzurro si accende, è probabile che il Napoli si renda pericoloso. Altrimenti nisba.
È evidente che da inizio anno Antonio Conte non ancora ha trovato la quadra di questa squadra. Di questi calciatori. Di adattare i ribattezati Fab4 (Mctominay, Lobotka, Anguissa, De Bruyne) e renderli un’arma di distruzione. Più che altro, ad oggi, il Napoli si fa notare per un giro palla lento e letto, per le poche azioni create nonostante un asfissiante possesso palla e vivaiddio che è arrivato Hojlund dopo il ko di Lukaku. Senza il danese, il Napoli farebbe più fatica di quanto già ne faccia a rendersi pericoloso.
Ultimo ma non perché meno importante, i troppi gol subiti. Le fortune di Conte sono state costruite non sul bel gioco, o perlomeno non su quello dell’immaginario collettivo, ma su un equilibrio difensivo che rasentava la perfezione. Questo inizio anno invece la difesa è tranquillamente perforabile. Certo, i più attenti avranno da ridire sulla mancanza di Rahmani e Buongiorno, senza però considerare che una fase difensiva forte, oltre al singolo, la fa un equilibrio di squadra che in questo caso sembra stia giocando a nascondino. Anche perché al posto di Rahmani c’è Sam Beukema, pagato la bellezza di 33 milioni di euro essendo stato uno dei migliori centrali del campionato scorso.
Conte ha in mano una corazzata: il mister però non se ne sta accorgendo
Conte in mano ha una corazzata per questa serie A. Se non la squadra più forte (noi crediamo di si) sicuramente tra il terzetto di testa. Forse è proprio il salentino che deve crederci di più. Le dichiarazioni post Napoli – Pisa, lo ripetiamo, sono state inutili, maniavantiste, incommentabili. Forse non è un caso che da quel momento le prestazioni del Napoli sono andate calando.
Consapevolezza della forza. La pole position. Questo si chiede a Conte. L’accettazione che la sua storica Comfort Zone non è oggi. Non è quest’anno.
Sfrutti questo campionato e queste coppe per la sua crescita definitiva della tripla competizione. Senza nascondersi, non è più tempo.
Non siamo qui per puntare il dito, ma non siamo mai stati con le fanfare ad applaudire ad ogni piè sospinto.
La sconfitta di Torino sia la nuova Verona – Napoli, prima gara dello scorso vittorioso campionato. Cioè la gara del cambio marcia, del coraggio, dell’ammissione dello status.
Questa è la vera crescita, non il vincere a tutti i costi di bonipertiana memoria.






