Ode a Juan Jesus
Colui il quale nessuno rinuncia. Che si chiami Luciano Spalletti, Rudy Garcia o Antonio Conte.
Un calciatore che i disattenti avevano definito “debole” e quindi oggetto di scherno, di critica. Anche feroce.
E come quasi sempre accade, tutto ciò su cui la piazza napoletana è unanime è un grosso abbaglio. Non fa eccezione il caso del difensore brasiliano.
La forza silenziosa di un leader
Arrivato a Napoli per essere una riserva (effettivamente lo è) nel 2021 a parametro zero, è non solo un punto fermo in campo ma soprattutto nello spogliatoio.
È l’uomo (sì, Uomo) di cui tutti si fidano ciecamente. È colui con il quale ci si confida, che mantiene equilibri, un vero capitano.
Naturalmente, per avere questo tipo di personalità si deve essere intelligenti. E il 34enne lo è. Tanto.
Proprio per questa intelligenza, per questo spessore umano, riesce brillantemente a ritagliarsi sempre lo spazio.
Perché lui, ai nastri di partenza, sarebbe il quarto difensore della rosa, ma puntualmente viene promosso a terzo.
Come nel caso di Napoli-Inter. Come in mille altri casi.
Ennesima prestazione eccezionale, da 8 pieno. Nessuna sbavatura contro avversari temibili.
Basterebbe comunque ascoltare le parole di Conte sul suo conto, che suonano non tanto come le solite “allenatore-calciatore”, bensì nascondono proprio una sorta di rispetto profondo per l’atleta ma soprattutto per l’uomo.
La lezione della piazza napoletana
A Napoli lo hanno massacrato senza motivo alcuno. Sempre per quel becero vizio di prendersela con chi, goffamente, credono sia il debole del gruppo.
Lo hanno fatto con Mario Rui, che prese la titolarità il giorno dopo il brutto infortunio di Faouzi Ghoulam e divenne perno necessario del Napoli bellissimo targato Spalletti, con prestazioni che facevano rabbrividire terzini sinistri molto più “pompati” da certa stampa.
Così come Alex Meret, portiere titolare dei due scudetti, che non solo ha dovuto parare egregiamente i tiri degli avversari, ma anche respingere gli sputi virtuali che arrivavano da ogni dove.
Così Juan Jesus. Un equilibratore da inserire in società il giorno dopo l’addio al calcio giocato.
Non solo perché conosce molto bene la napoletanità e la società, ma anche perché sprizzano da ogni poro peculiarità necessarie nelle aziende: la Fiducia e la Professionalità.
Avessimo 25 Juan Jesus, lo scudetto sarebbe questione di dicembre.
Se ne facciano una ragione coloro i quali non fanno altro nella vita che offendere gli altri per insoddisfazioni personali.






