Una gloriosa società e una grande tifoseria sono (andate) letteralmente nel pallone, soffrendo di sindrome del potere acquisito dalla storia e non dalla realtà.
Andiamo con ordine. Sin dal settembre 2024, ai primi sintomi della competitività del Napoli di Conte in Campionato, è stato tutto un “MA GIOCANO UNA VOLTA A SETTIMANA, a differenza nostra”.
Certamente, tutto oggettivo. Peccato però che nella storia recente, che allargherei agli ultimi 40 anni prima di quello scorso, solo 4 volte una squadra senza coppe europee aveva vinto lo Scudetto: la sorpresa Verona nella stagione 1984-1985; il Milan di Capello, che risorgeva dalle ultime ceneri di quello di Sacchi post-Marsiglia, nella stagione 1991-1992; ancora il Milan di Bierhoff e Zaccheroni nella stagione 1998-1999, dopo un biennio disastroso; la Juventus di Conte nella stagione 2011-2012, dopo i dolori della gestione Del Neri. Il 10% delle volte. Percentuale non esattamente bulgara, che per alcun motivo dovrebbe essere addotta come pretesto per le proprie difficoltà. Questo senza omettere che è (stato) più semplice, sulla carta, allenarsi in maniera continuativa per l’intera settimana. Parliamo solo di aridi, ma indiscutibili numeri.
I presunti errori arbitrali ai danni dell’Inter
Altro terribile, attualissimo refrain: i presunti ERRORI ARBITRALI ai danni dei nerazzurri. Premesso che non mi pare mai furbo/opportuno addentrarsi nei meandri delle compensazioni e del “capita a tutti”, cito il “Rimessa laterale gate” post Bologna-Inter del 20 Aprile 2025 (1-0). Proteste su TV e giornali compiacenti per una rimessa laterale battuta più avanti, che ha generato un’altra rimessa laterale, da cui è partita l’azione per il gol di Orsolini. Proteste serie, anche con l’ausilio presenzialista di noti giornalisti di fede interista. “Proteste serie”, avete letto bene.
Cito anche l’incredibile, spaziale silenzio stampa post Inter-Lazio del 18 Maggio 2025 (2-2), partita che ha di fatto consegnato il tricolore agli uomini di Conte. Risultano ancora ignote le motivazioni alla base, visto che il rigore del pareggio della Lazio era di un sacrosanto incontrovertibile. Qualcuno ha pensato fosse per la rivendicazione di un paradossale diritto all’impunità, o per la mancata compensazione da ipotetici/lunari errori a proprio sfavore. Restano ipotesi, visto che al momento sono ancora in corso accertamenti del caso da parte degli inquirenti. Ci faranno sapere.
Continuiamo con una delle più grandi espressioni di pianto greco mediatico, stagione in corso, 25 Ottobre 2025, Napoli-Inter (3-1). Un rigorino su Di Lorenzo ha scatenato l’apocalisse del vittimismo a cui stiamo tutti, nostro malgrado, assistendo in queste ore. Tra esondazioni social, schieramento delle fazioni e spedizioni della società in TV. Un rigorino, quindi più no che sì, additato come causa primaria della sconfitta (gol dell’1-0, De Bruyne)…
Chiudendo gli occhi di fronte a due successive reti in contropiede prese con posizionamento difensivo da terza categoria. È la legge delle lacrime: servono per dimenticare la verità. E forse per condizionare gli eventi, sulla base di un costume prettamente italico di push sulle coscienze. Ieri sera il Napoli si è ritrovato con un rigore contro immaginato, forse vero, forse no, senza chiare comprove televisive e con una dinamica tutta da interpretare. Sono gli effetti della polemica petulante sugli eventi, o anche sulla lettura degli stessi. Ma il portiere ha parato e la società ha pedalato.
Per finire, ricordiamo un altro grande must della stagione passata: la PREFERENZA PER LA CHAMPIONS ai danni del campionato. A valle dell’amara conclusione della vicenda, non ci sarebbe troppo da aggiungere. Ma è stato simpatico assistere all’apologia di ciò che è comodo, a seconda del tempo. E all’ovvio, conseguenziale screditamento di ciò che è scomodo, di contro.
Il passato non dona uno status ereditato di eleganza
Attraverso ondate social ed evidenti manifestazioni via media (da parte di tanti addetti ai lavori), sembrava chiaro a tutti che ci fosse disinteresse interista verso la serie A. Si è spesso usato il verbo “regalare”, inteso come generosa azione compassionevole diretta da Milano a Napoli. Ebbene, questo piccolo grande amore per la competizione europea più prestigiosa si è tramutato nel piccolo grande melodramma cui abbiamo assistito il 31 maggio. Ma non vogliamo infierire.
Il link tra i pensieri è (stato) sovente caratterizzato da anatemi discriminatori, razzisti, imbarazzanti verso tifoseria azzurra e città. Come se ci fosse un nesso. Sì, con la comicità.
Noi siamo dispiaciuti, magari no, per questa brutta epopea dell’horror. Anche perché i tanto sbandierati valore della storia, numero di vittorie nel trapassato remoto, trascorsi di fasti, sono sempre stati confusi con uno status ereditato di potenza, rispetto ed eleganza. Ma solo nella testa figurata del quarto potere italiano, che ha convinto tante, troppe teste di limone.