Il Napoli strapazza l’Inter con un clamoroso 3-1 e riapre spiragli di rinascita dopo la doppia batosta Torino–Eindhoven. Ma più che la prestazione brillante degli uomini di Conte, a far rumore è stato il teatrino finale tra lo stesso allenatore e Lautaro Martínez.
Sì, proprio lui: il capitano dell’Inter, l’uomo simbolo di una squadra che quando perde trova sempre un modo per sembrare vittima di un complotto cosmico.
Lautaro-Conte, scintille (e figuracce) a fine gara
Il momento clou arriva nel finale: mischia furiosa vicino alla panchina azzurra, Lautaro che sbraita, alcuni compagni che lo trascinano via quasi di peso, e le telecamere che immortalano un gesto inequivocabile dell’argentino verso Conte, quello del “non hai coraggio” (per usare un eufemismo, ndr). Curioso, anzi comico, che sia proprio lui a parlare di coraggio.
Lautaro, quello che la scorsa stagione si era difeso da una bestemmia in mondovisione giurando sui figli, salvo poi patteggiare una multa.
Insomma, Lautaro che accusa Conte di mancanza di coraggio è come un bagnino che dà lezioni di nuoto a Michael Phelps. Ridicolo.
Lautaro Martinez: numeri (impietosi) e realtà
E se proprio vogliamo parlare di fatti, i numeri raccontano molto più delle sue sceneggiate.
Negli ultimi tre campionati, Lautaro ha segnato la bellezza di quattro gol negli scontri diretti: Roma e Napoli nel 2021/22, Milan nel 2022/23, Juventus la scorsa stagione.
Un bottino da bomber di provincia, non certo da “top mondiale”. Quest’anno? Tre reti totali, nessuna nei big match. Contro Juventus, Roma e Napoli: zero.
Certo, è più facile mimare gesti verso Conte che incidere davvero quando conta. Ma si sa, la teatralità argentina ha sempre avuto un certo fascino. Peccato che qui sembri più una telenovela di bassa lega che un atto di leadership.
Lautaro, meno parole e più sostanza
Il calcio non ha bisogno di sermoni, ma di prestazioni. Conte, almeno, ha vinto e (quasi) convinto.
Lautaro, invece, continua a sembrare il solito campione… di chiacchiere.
E allora sì, caro Toro, scaglia pure la prima pietra, ma prima guardati allo specchio.






