“McTominay? Il discorso è semplice: ha cambiato status. L’anno scorso è stato MVP. Era arrivato da underdog, doveva dimostrare tanto ed oggi invece non è più quel calciatore. Quando cambi status le attenzioni cambiano, in campo e fuori. È inevitabile che oggi venga visto in modo diverso rispetto all’anno scorso dagli avversari con accorgimenti differenti”.
Lo spiega così Antonio Conte, nella conferenza stampa di presentazione del match di Torino contro i granata, il caso (se di caso si può parlare) McTominay.
McTominay, finito l’effetto sorpresa?
Secondo il mister, lo scozzese soffre della sindrome che ha colpito in parte anche Kvaratskhelia già dalla seconda metà del suo primo anno a Napoli. Una volta svanito l’effetto sorpresa, il livello delle prestazioni ha iniziato a calare.
Le marcature sempre più attente e numerose degli avversari, unite a una maggiore cattiveria agonistica che in alcuni casi andava ben oltre i limiti (grazie anche a un’inspiegabile complicità dei direttori di gara), misero un freno alla dominanza tecnica del georgiano. Tanto che più di qualcuno iniziò a dubitare del valore assoluto dell’attuale calciatore del Psg.
I punti di contatto con McTominay sono effettivamente tanti. Entrambi arrivati in club che metteva mano alla ricostruzione di un ciclo ed entrambi subito vincenti. Entrambi occasioni di mercato che hanno performato sin da subito più delle aspettative (ma non più del loro potenziale).
In fondo ci è passato anche il Napoli stesso, che dopo la vittoria del terzo scudetto si è concesso un anno di pausa dalle ambizioni.
All eyes on you, caro Scott. È il destino dei vincenti. Ripetersi è più difficile. A Napoli lo è ancora di più.






