Il problema era Kevin De Bruyne
Sì, come no. Un calciatore universale che a Napoli, solo a Napoli, era diventato un problema. Senza nemmeno specificare di che natura era questo problema. Se tattico, tecnico, motivazionale.
Inutile pure commentare le parole degli addetti ai lavori che hanno osato parlare in questi termini. Non è ancora chiaro che un calciatore che ha fatto bene in Premier League molto spesso in Italia fa la differenza. Figuriamoci chi in Inghilterra ha fatto cose straordinarie. Come De Bruyne.
Parole buttate al vento solo per il gusto di buttarle, alla ricerca costante di un posto nel mondo. Ormai ai margini di una certa comunicazione non per chissà quale motivo, ma per due in particolare: incompetenza e malafede.
Certo, il Napoli deve migliorare.
Certo, alcuni calciatori non hanno ripreso da dove avevano lasciato (su tutti Scott McTominay) ed alcuni nuovi arrivi che non ancora hanno fatto vedere niente. Su questo deve essere bravo Antonio Conte, chiamato e tenuto a far emergere tutti quanti per dare valore a un mercato troppo importante per lasciare qualcosa per strada.
Anche il gioco, la qualità e il giro palla devono ricevere una sterzata decisiva.
Così come gli infortuni muscolari, ormai una decina in soli 40 giorni. Troppi, inutile pure discuterne. L’intelligenza sarà capire dove si è sbagliato perché sicuramente qualcosa è stato sbagliato.
De Bruyne nel mirino: scelta sbagliata
Ci potevano essere svariati punti in cui poter analizzare, commentare, discutere, parlare.
Si è scelto De Bruyne perché il belga fa rumore. Perché ti consente di fare passi da giganti nel deserto del giornalismo sportivo. Perché prendere di mira De Bruyne significa vedere i volti e le parole in ogni angolo degli smartphone, sempre più nel vivo del gioco.
Si è scelta la strada sbagliata ed è un dato di fatto.
Sentiamo già i graffi sugli specchi perché non è tanto la critica, sempre sia lodata benché costruttiva, ma quello che diranno “a discolpa” di settimane di parole.
Noi invece siamo sicuri che la sostituzione di Milano, insieme a McTominay e Rasmus Hojlund, sia stato un errore enorme di Antonio Conte, nel momento di inerzia migliore del Napoli, anche se non esiste controprova.
Hojlund e l’occasione nata da un imprevisto
Invece non servono prove e controprove per capire che un calciatore come De Bruyne, al di là del piacimento personale, faccia anche a 34 anni la differenza in Serie A, sempre più povera tecnicamente e ormai priva di spettacolo.
A proposito di Hojlund.
Il 22enne danese non sarebbe mai arrivato se Romelu Lukaku non si fosse infortunato. Oggi il Napoli ha un diamante vero in attacco, è giovanissimo, avrà un futuro roseo e un valore per il Napoli inestimabile.
Una sliding door per il club di Aurelio De Laurentiis inaspettata ma necessaria.
Bravo il Napoli a fiondarsi come un rapace per una occasione che definire ghiotta è un eufemismo. Con tutto il rispetto per Lukaku, ma Hojlund è di altro spessore.
Ritornando a De Bruyne, poco da aggiungere.
Le umiliazioni le decidono da soli.






