In pochi anni è cambiato tutto. In Olanda, dove il Napoli aveva travolto l’Ajax 1-6, arriva un umiliante 6-2 contro un PSV Eindhoven tutt’altro che irresistibile. Dopo una sconfitta di queste proporzioni è inutile puntare il dito sui singoli: quando si crolla così, la responsabilità è innanzitutto di chi guida. E non è un film inedito: in Europa, il curriculum di Antonio Conte non ha mai realmente brillato.
La vigilia aveva aggiunto confusione. Di fronte a una partita in cui gli azzurri partivano favoriti – il mismatch era evidente, con una rosa del PSV che vale circa 265 milioni contro i 500 e oltre del Napoli – il tecnico ha tirato fuori il tema delle “vittime sacrificali”, quasi scambiando contesto e avversario. Il giorno dopo, il campo è stato ancora più impietoso: Peter Bosz ha impartito una lezione di calcio con mezzi teoricamente inferiori, dimostrando idee chiare, principi coerenti e un piano partita leggibile fin dal primo quarto d’ora.
Nel frattempo, il Napoli è sembrato perdersi nel vortice delle scelte del suo allenatore. Dopo settimane in cui si è smontato e rimontato l’assetto (distruggendo certezze come si erano già “distrutti” McTominay o De Bruyne nel tentativo di rincorrere un equilibrio mai trovato), stavolta nel frullatore ci è finita l’intera squadra. Nessuno – nessuno – ha dato l’impressione di aver chiaro il piano gara: tempi di pressione sfasati, distanze lunghe, uscite palla al piede senza linee di appoggio, cambi tardivi e poco funzionali.
Colpisce anche l’inversione ideologica: Conte con velleità “giochiste” nell’anno in cui bisognava difendere lo Scudetto. Non l’ha mai fatto davvero in carriera e non si sentiva l’urgenza di sperimentare adesso, nel momento più delicato. Il risultato è l’imbarcata europea più pesante dell’era recente del Napoli: un campanello d’allarme che suona fortissimo.
È tempo che Conte torni con i piedi per terra: non è “il più grande del Napoli” e, soprattutto, non è più grande del Napoli. L’alibi delle assenze non regge davanti a un naufragio del genere. A pagare sono prima di tutto i tifosi: quelli che hanno viaggiato, che hanno vissuto un’accoglienza ostile e che si sono ritrovati davanti il punto più basso della gestione Conte. Forse non solo a Napoli: forse il più basso in assoluto. Ora servono chiarezza, coraggio e scelte coerenti. Senza slogan, senza giri di parole. Solo calcio.
Sabato arriva l’Inter: auguri.






