Vittoria dal peso specifico non quantificabile quella del Napoli sull’Inter, nella serata del Maradona. Dopo la storica, negativamente parlando, sconfitta di martedì in Champions League con il Psv e la deludente prestazione col Torino, serviva per forza di cose dare un segnale al campionato, ma soprattutto a se stessi. Il 3-1 sui nerazzurri non è di certo la sicurezza di essere guariti, ma sicuramente da morale in vista di dieci giorni decisivi, soprattutto in chiave Champions League.
La partita di Neres da falso nove
Il cambio che salta maggiormente all’occhio inizialmente è quello di Neres per Lucca rispetto a martedì scorso, il Napoli infatti parte senza riferimenti, con il brasiliano da falso 9, che svaria però su tutta la trequarti offensiva.
Neres:
Proprio per questo il Napoli gioca e vince una partita atipica rispetto a quelle della passata stagione, in cui la protezione palla in area faceva da padrone, nella giornata di ieri il Napoli in area entra pochissimo, appena 15 palloni toccati dalle parti di Sommer, e quando lo fa, ci va con i terzini (vedi Di Lorenzo in occasione del rigore) oppure con le mezzali. La mossa paga, e non è una sorpresa in realtà, l’Inter rispetto allo scorso anno ha cambiato sistema difensivo, ma le caratteristiche dei centrali sono le stesse, e se Acerbi ha dimostrato di non soffrire le punte più fisiche, ha dimostrato anche di fare una fatica enorme su quelle più piccole, brevilinee, che si muovono di più e non danno riferimenti, come quando affrontò Ferran Torres nel match con Barcellona.
Acerbi:
Questa soluzione, come si vede dall’immagine, ha letteralmente svuotato l’area e fatto correre di più i centrali nerazzurri, in questo modo alla lunga l’Inter si è per forza di cose allungata e il Napoli è entrato più facilmente.
Gilmour in fase di non possesso
Altro tema che il Napoli si porta dietro da Torino, è il ruolo di Gilmour da perno in regia, in assenza di Lobotka. In Premier lo scozzese ha fatto vedere grandi cose in quella posizione, ma come accade praticamente sempre, non è il ruolo a definire un giocatore, ma i compiti. Al Napoli gli viene chiesto di impostare, cercando quanto più possibile la verticalità, e di andare a contrasto in fase di non possesso per spezzare le linee. Il problema nasce dalle caratteristiche, Lobotka fa praticamente lo stesso ruolo, ma ha caratteristiche ben precise, che Gilmour non ha, lo slovacco infatti muove il pallone ma non è un portatore di palla, inoltre ha tempi di recupero superiori, con la media di contrasti tentati/vinti più alta della squadra. L’ex Brighton al contrario è un portatore di palla, bravo in conduzione, ma soprattutto superiore a Lobotka nel verticalizzare una volta arrivato negli ultimi 25 metri. In fase difensiva gran parte delle transizioni avversarie il Napoli le ha subite in zona centrale, proprio perché spesso vengono sbagliati i tempi di uscita guidati da Gilmour, che in quella posizione dovrebbe fare tutt’altro, e che proprio per questo può diventare una soluzione con Lobotka, e non al suo posto.
Il Napoli con e senza De Bruyne
C’è un Napoli con e senza De Bruyne, e questo, lo sapevamo già, ma ieri è stata la dimostrazione lampante di come quello senza il belga, o meglio, con i tre centrocampisti, funzioni meglio. Il Napoli del primo tempo, al netto della variante Neres che ha mosso la difesa avversaria, è un Napoli statico in palleggio, che fatica a trovare la verticalità, ma soprattutto che, con il quarto centrocampista, intasa gli spazi e centralmente si limita nella costruzione, passando infatti sempre su Politano a destra. Con l’uscita di De Bruyne i padroni di casa ci hanno messo un po’ a sistemarsi e riorganizzare le idee, ma una volta fatto, nel secondo tempo la partita è cambiata, difensivamente Conte sì è abbassato, rischiando nulla (rigore a parte), e in avanti ha alzato McTominay da incursore, proprio perché, con un palleggiatore in meno a centrocampo, la manovra è diventata meno fitta, e di conseguenza ha facilitato le verticalizzazioni, da cui nascono secondo e terzo gol. L’infortunio di De Bruyne ovviamente non può essere una buona notizia, ma potrebbe aver evidenziato un aspetto che il Napoli non può non considerare, con i tre centrocampisti (ed un palleggiatore) la zona centrale del campo si svuota, e così vengono esaltate le caratteristiche da incursori di McTominay e Anguissa. In un’annata piena di impegni parlare di panchina diventa relativo, la sensazione è che, se si vuole sfruttare al meglio De Bruyne, anche per i problemi fisici costanti negli ultimi mesi, si debba ruotare tra campionato e Champions League, mantenendo però l’assetto visto dopo il suo infortunio.
