Il Napoli ci casca nuovamente, ancora uno 0-0 casalingo dopo quello in Serie A con il Como, questa volta arriva in Champions League, in un match in cui vincere era fondamentale per mantenere vive le speranze di testa di serie ai playoff. A peggiorare le cose, il dato sugli avversari, il Francoforte arriva a Napoli come la peggior difesa della Champions, e la seconda peggior difesa della Bundesliga, i padroni di casa hanno creato, ma non hanno mai dato la sensazione di avere quel piglio per accelerare definitivamente.
I lanci lunghi e la profondità dell’Eintracht
Sicuramente il lancio lungo, avendo un attaccante come Hojlund, può risultare una soluzione, ma non può essere l’unica arma a disposizione della squadra di Conte, il Napoli infatti, nel primo tempo, nonostante l’Eintracht con la sua linea togliesse profondità, continuava ad andare lungo verso la punta, in questo modo McTominay è meno coinvolto nella manovra, ma soprattutto si fatica a mettere in partita Hojlund, che ha bisogno di toccare tanti palloni, e di andare in profondità. Non è un caso se le occasioni più importanti per i padroni di casa arrivano nel secondo tempo, dove arrivano alla conclusione in area 8 volte (5 nel primo tempo), e creano 3 occasioni gol nitide, quando complice una linea estremamente bassa dei tedeschi, il Napoli cambia, e coinvolgendo maggiormente gli esterni (in particolare la fascia sinistra), cerca di entrare in area col giro palla, così come nell’occasione di Anguissa. La soluzione palla a terra aiuta anche in termini di frequenza, soprattutto in una partita impostata dagli avversari sull’attesa e sulla riconquista, infatti i continui lanci lunghi spezzano troppo il gioco, e questo aiuta l’Eintracht, che in questo modo riesce ad abbassare i ritmi e portare la partita sui propri binari.
Le transizioni (non) positive
Il Napoli è sterile, e lo è in particolare da quando Kevin De Bruyne ha lasciato il campo per infortunio, obbligando Antonio Conte al ritorno al 433. È chiaro dopo tre partite con questo assetto, come la fase difensiva (anche grazie al ritorno di Rrahmani) si sia solidificata, ma la fase offensiva ne ha risentito troppo. Infatti senza De Bruyne il Napoli non ha giocatori in grado di condurre, o quantomeno, non lo fa. McTominay è un incursore, una mezzala con tempi di inserimento eccezionali, ma non ha l’ultimo passaggio, soprattutto quando deve infilare dal centro del campo. Ieri nel primo tempo in contropiede sbaglia una palla in profondità che è un manifesto di quello che manca al Napoli in questo momento. Anche per Lobotka vale lo stesso discorso, lo slovacco ha controllo e conduzione, ma difficilmente si trova coinvolto nell’ultimo passaggio, a differenza di Gilmour, che nello stesso ruolo ha caratteristiche diverse. Il dato che deve far riflettere è quello dei passaggi nella metà campo avversaria in transizione dei centrocampisti, McTominay e Lobotka ne contano 0, in due. La sensazione è proprio una bassa preparazione quando si aprono gli spazi centrali, e bisogna condurre l’azione, non c’è solo l’imbucata sbagliata di McTominay, nel primo tempo (con l’Eintracht più lungo) anche Lobotka in un paio di occasioni ha dato le stesse sensazioni, preferendo ad un possibile contropiede, un pallone in sicurezza sui centrali difensivi, o addirittura su Milinkovic-Savic.
Ma allora perché lo scorso anno, con il 433, e con un centrocampo identico a quello sceso in campo ieri, la situazione era diversa? Tutto sta nella punta del Napoli, lo scorso anno i problemi di conduzione in transizione positiva erano gli stessi, con la differenza che sulla trequarti scendeva Lukaku a proteggere palla, infilando per le mezzali che si inserivano, oggi Hojlund fa il lavoro opposto, è una punta che ha bisogno di essere servito in profondità, sul lungo, e che difficilmente viene incontro, di conseguenza la trequarti si svuota e il Napoli porta quindi McTominay, che non essendo De Bruyne per caratteristiche, fa fatica ad avere i tempi per filtrare sulla punta.
L’ingresso di Lang e l’importanza dell’uno vs uno
È con l’ingresso di Noa Lang che il Napoli crea maggiori pericoli, in una partita come questa, con l’avversario basso e in costante raddoppio, gli uno vs uno diventano un fattore, prescindere da un giocatore come Lang è un errore in questo momento, quando Hojlund è chiaramente non al meglio, e il centrocampo produce poco in termini qualitativi. L’olandese porta freschezza e cambi di passo, tutto ciò che al contrario, a destra non si è visto, con Di Lorenzo e Politano in grande difficoltà. Non è un caso che, se Lang ha cambiato in parte la partita, Gutierrez, un giocatore altrettanto bravo nel puntare, l’ha fatta sua sin da subito. Questo è l’unico modo che ha oggi il Napoli di sopperire ad assenze importanti, cercare di inserire quanta più qualità possibile. Lo spagnolo è stato infatti il migliore in campo, e lo si intuisce dal fatto che il Napoli, abitualmente a destra, ha deciso questa volta di spingere sulla sinistra, dove l’ex Girona non solo risulta pericoloso e preciso in fase offensiva (89% di passaggi riusciti e 2 passaggi chiave), ma è determinante anche in quella difensiva (7 duelli vinti).






