Napoli–Como, una partita di principi: intensità, coraggio e organizzazione
Alle 18, lo Stadio Diego Armando Maradona sarà teatro di una partita che promette scintille: il Napoli ospita un Como in grande fiducia e reduce da otto risultati utili consecutivi, compresa la Coppa Italia. La formazione allenata da Antonio Conte arriva al match con entusiasmo ritrovato. Dopo la pesante battuta d’arresto europea contro il PSV, gli azzurri hanno reagito con carattere, conquistando due vittorie di spessore contro Inter e Lecce. Successi che hanno restituito convinzione e solidità a un gruppo deciso a difendere il primato in classifica. Di fronte, però, ci sarà un avversario tutt’altro che semplice. Il Como, autore di un inizio di stagione sorprendente ma non casuale, occupa la quinta posizione in classifica, a soli due punti dalla zona Champions. La squadra lombarda gioca con personalità, possesso e idee chiare, e ha perso una sola volta in campionato — addirittura due mesi fa, contro il Bologna. Numeri che raccontano di un gruppo in fiducia e consapevole dei propri mezzi. Non sarà quindi una passeggiata per il Napoli, che dovrà affrontare un rivale organizzato e capace di mettere in difficoltà chiunque. Conte sa bene che servirà la massima concentrazione per centrare un’altra vittoria, fondamentale per provare ad allungare in testa in attesa di Milan-Roma, in programma domani.
Il Como di Fabregas: identità e principi chiari
Al Maradona il Como si presenterà fedele alla propria filosofia, con il consueto 4-2-3-1 che porta la firma inconfondibile di Cesc Fabregas. L’identità tattica della squadra è netta: costruzione dal basso, ricerca del possesso palla e sviluppo ragionato dell’azione. L’obiettivo è mantenere il controllo del gioco, attirare la pressione avversaria e colpire con lucidità quando si aprono spazi tra le linee. In fase di prima impostazione, la disposizione è un classico 4+2, con i due mediani che si abbassano per garantire superiorità numerica nella prima uscita. In questa fase, Butez è fondamentale: il portiere francese, dotato di un ottimo piede, viene spesso coinvolto per iniziare la manovra e gestire il primo passaggio sotto pressione. Quando anche Nico Paz si abbassa per ricevere, la struttura si trasforma in un 4+3, offrendo più linee di passaggio e stabilità nel palleggio. In alcune situazioni, quando la pressione avversaria è particolarmente alta e non c’è la possibilità di costruire dal basso, Butez non esita a cercare la giocata diretta, mirando la prima punta o gli esterni per superare la linea di pressing. Una soluzione studiata, non casuale, che permette alla squadra di alternare registri e mantenere imprevedibilità nella gestione del possesso. In costruzione media, la disposizione evolve in 3+1 o 3+2, con Perrone – e talvolta Da Cunha – che si abbassano per dare sostegno e creare connessioni interne. In questa fase il Como cerca di attirare il pressing avversario per svuotare la metà campo e poi verticalizzare con rapidità e precisione. La prima punta, sia Morata che Douvikas, viene spesso incontro per offrire soluzioni tra le linee e far salire la squadra. Questo movimento consente di consolidare il possesso e innescare gli inserimenti degli uomini offensivi. Tra i protagonisti più brillanti c’è Nico Paz, talento cristallino capace di coniugare eleganza e concretezza. Il giovane argentino non solo contribuisce alla costruzione bassa, ma svaria con intelligenza tra le linee offensive, alternando rifiniture e conclusioni con il suo sinistro raffinato. Allo stesso modo, Perrone è un elemento chiave nella ricerca delle giocate verticali: dotato di visione e tempi d’inserimento, riesce spesso a trovare passaggi puliti nello spazio intermedio, aprendo varchi fondamentali per lo sviluppo dell’azione.
Quando Fabregas schiera due esterni offensivi di ruolo – come Diao, Rodríguez, Kuhn o Addai – i movimenti vengono calibrati per liberare l’ampiezza e consentire di ricevere e puntare l’uomo. Sul lato sinistro, in particolare, l’esterno tende spesso ad accentrarsi per lasciare spazio alle sovrapposizioni di Valle o Alberto Moreno, che offrono ampiezza e profondità alla manovra. Oltre al gioco palla a terra, il Como si dimostra efficace anche sulle palle inattive, grazie a schemi ben preparati e alla qualità del mancino di Nico Paz. Le sue traiettorie precise rappresentano un’arma in più, capace di creare costanti pericoli alle difese avversarie. Il Como è una squadra moderna e coraggiosa, che non rinuncia mai alla propria idea di calcio: palleggio, costruzione e attenzione ai dettagli, sia in azione che da fermo. Il pressing, marchio di fabbrica di Fabregas, è parte integrante dell’identità lariana: una fase difensiva che, in realtà, rappresenta il primo passo per attaccare. Merito di un allenatore che ha trasmesso principi chiari e una mentalità forte, rendendo i lariani una delle realtà più interessanti e riconoscibili del campionato.
Fase di non possesso: pressing ultra-offensivo e linea alta
Se in fase di possesso il Como di Fabregas si distingue per costruzione e palleggio, quando non ha il pallone mantiene la stessa mentalità aggressiva e propositiva. I lariani non si abbassano mai troppo, preferendo difendere in avanti con un pressing ultra offensivo già sulla prima costruzione avversaria. L’atteggiamento è chiaro: uomo su uomo su larga parte del campo, grande intensità e volontà di sporcare le linee di passaggio per forzare l’errore e recuperare palla in zone alte. È un lavoro dispendioso ma organizzato, che richiede sincronismo tra reparti e grande disponibilità fisica da parte di tutti. La disposizione di base resta il 4-2-3-1, ma a seconda delle situazioni può trasformarsi in 4-4-2 o 5-3-2, con l’abbassamento di un esterno per rinforzare la linea difensiva. Linea difensiva alta, coerente con la filosofia del tecnico spagnolo: coraggio e iniziativa anche in copertura. Una scelta che comporta qualche rischio in profondità, ma che il Como accetta pur di restare aggressivo e propositivo.
Le chiavi tattiche del Napoli per superare il pressing lariano
Contro un avversario come il Como, che ama aggredire alto e mantenere una linea difensiva avanzata, il Napoli dovrà interpretare la gara con lucidità e precisione, soprattutto nella prima fase di costruzione. L’obiettivo sarà uscire puliti dal pressing, alternando le soluzioni corte alla giocata lunga e diretta di Milinković. Le uscite dal basso saranno decisive per indurre il pressing avversario e sfruttare gli spazi che si apriranno alle spalle della difesa del Como. Conte punterà tanto sulla ricerca della profondità, con Højlund pronto ad attaccare la linea e a muoversi costantemente sia davanti che dietro i centrali. Anche le mezzali McTominay e Anguissa, e gli esterni d’attacco Politano e Neres proveranno a colpire in velocità, sfruttando ogni varco lasciato libero dai difendenti di Fabregas. Il Como tende a portare pressione con tanti uomini e spesso pure con i terzini molto alti: da questa caratteristica il Napoli proverà a trarre vantaggio. In uscita a sinistra sarà fondamentale l’abbassamento di Spinazzola, destro che gioca a sinistra (scelta ideale in questo tipo di partite), per costruire superiorità e liberare linee interne. Sul lato destro, invece, Politano verrà spesso incontro per poi lanciare lungo, mentre Di Lorenzo agirà più internamente. In mezzo al campo, il lavoro di Anguissa sarà prezioso per dare sostegno a Gilmour, chiamato a gestire il primo possesso e a trovare le uscite più sicure sotto pressione. In attesa del pieno rientro di Lobotka – convocato ma non ancora al meglio – Conte ha lavorato molto sullo scozzese, chiedendogli di essere più coraggioso in costruzione e di cercare con decisione linee di passaggio verticali capaci di avviare ripartenze rapide. Il Napoli dovrà essere abile nel manipolare il pressing del Como, alternando possesso ragionato, ricerca degli esterni in ampiezza e soprattutto verticalità immediata. La chiave sarà riconoscere il momento giusto per andare lungo o corto, per attrarre e poi colpire, mantenendo equilibrio e freddezza nella gestione del pallone.
La fase difensiva azzurra e l’attenzione ai dettagli
Anche la fase di non possesso sarà cruciale, perché di fronte ci sarà un Como che insiste nel costruire dal basso, anche correndo qualche rischio. La squadra di Fabregas non rinuncia mai alla giocata palla a terra, come si è visto chiaramente pochi giorni fa contro il Verona. Per questo il Napoli dovrà impostare una pressione organizzata e coordinata, capace di mettere in difficoltà la manovra lariana fin dall’inizio. Gilmour e Anguissa avranno un compito cruciale: schermare e pressare i due mediani del Como, impedendo loro di girarsi e dare continuità al possesso. La loro pressione sarà fondamentale non solo per chiudere le linee di passaggio, ma anche per provare a recuperare il pallone in zone alte e trasformare la riconquista in occasione offensiva. Un’attenzione particolare sarà dedicata a Nico Paz, talento cristallino capace di abbassarsi per aiutare la costruzione e poi svariare tra le linee. La sua libertà di movimento rappresenta uno dei principali pericoli per la retroguardia azzurra. In questo senso, Conte potrebbe chiedere a McTominay di seguirlo in alcune situazioni, mentre in altre circostanze potrebbe essere uno tra Buongiorno o Jesus a uscire in marcatura alta per limitarlo, togliendogli tempo e spazio. Altro aspetto da monitorare sarà la scelta di Fabregas sugli esterni offensivi. Se il tecnico catalano dovesse optare per due ali pure( tra Addai, Diao, Jesús Rodríguez o Kühn), tutti elementi di grande velocità, servirà massima attenzione alla transizione difensiva. Diverso, invece, lo scenario in cui Fabregas scegliesse un assetto più equilibrato, con un elemento di maggiore contenimento come Vojvoda a destra o una mezzala come Caqueret a sinistra. In ogni caso, il Napoli dovrà trovare il giusto equilibrio tra pressing e compattezza, scegliendo con intelligenza i momenti per andare forte e quelli per consolidare il blocco medio. Una squadra che difende bene contro un avversario che costruisce con coraggio: sarà anche su questo terreno che si deciderà buona parte della partita.







