L’esordio di Conte in Champions League sulla panchina del Napoli non è stato quello sperato. Il match termina 2-0 in favore dei padroni di casa, che sfruttando l’espulsione di Di Lorenzo dopo appena 20’ e dominano sotto il piano del possesso, rendendo il vantaggio solo una questione di tempo. Niente drammi per gli azzurri, che hanno comunque rispettato l’impegno nonostante si siano trovati in inferiorità numerica a Manchester, e senza De Bruyne, out per far spazio ad Olivera dopo l’uscita del capitano.
L’espulsione di Di Lorenzo e l’uomo in più in costruzione del Manchester City
Come anticipato, ovviamente l’espulsione va considerata. Il Napoli, nei primi 20’, aveva impostato una gara attenta ma coraggiosa, con Buongiorno altissimo su Haaland. Ed è da lì – tra l’altro – che arriva l’imbucata con conseguente errore di Di Lorenzo. Da lì cambia tutto: il City ha la palla e non la perde mai, De Bruyne esce per Olivera ed il Napoli perde il palleggio e la superiorità a centrocampo, ma soprattutto deve fare una scelta.
E allora ecco che Conte sposta Spinazzola a destra e abbassa Politano, per chiamare costante raddoppio su Doku, l’uomo più pericoloso del City nell’uno contro uno.

A questo punto Olivera va a sinistra, ma con un uomo in meno a centrocampo il Napoli deve fare una scelta e quest’ultima ricade sul dare campo e libertà in impostazione a Khusanov, terzino sinistro del City che però gioca praticamente sulla trequarti del Napoli.

La scelta di Conte non è sbagliata. Il numero 45, infatti, ha una percentuale praticamente perfetta in impostazione (99% precisione), ma non è mai incisivo andando sempre in orizzontale, ed infatti la partita si sblocca per vie centrali e raddoppia sulla sinistra, con due grandi giocate.
La scelta di Milinkovic-Savic
Per stessa ammissione di Antonio Conte, la scelta di Milinkovic-Savic è stata di natura tecnica. Meret sta bene e ha recuperato dal problema che lo aveva fermato per la trasferta di Firenze, ma perché allora andare sull’ex Torino?
La scelta è chiara e si è intravista soprattutto in parità numerica, quando il Napoli accompagnava di più la manovra offensiva. Il serbo infatti ha chiuso il match con 26 lanci lunghi, una filosofia totalmente opposta all’avversario, con Donnarumma che ne fa appena 3 in 96’. Il City, infatti, parte e prosegue con una grande compattezza e una squadra molto corta, il che permette ad Hojlund di sfilare alle spalle della difesa dove, quando il portiere rilancia, non può essere fischiato fuorigioco.
E qui la scelta di Milinkovic, un portiere che, rispetto a Meret, ha notevole sicurezza con i piedi e un rilancio che avrebbe potuto davvero creare problemi a Guardiola, costringendolo ad allungarsi.
Una prova di forza, nonostante il risultato
Non poteva esserci notizia migliore per il Napoli che affrontare il Manchester City nella prima giornata del girone, quando il risultato non è ancora così importante ai fini della classifica. Per Conte ed i suoi infatti era fondamentale affermare uno status acquisito nel recente passato e soprattutto essere credibile, non passando per la comparsa di turno, ma per squadra vera.
Il discorso viene amplificato con l’inferiorità numerica, fare risultato 10 vs 11 oggi statisticamente è quasi impossibile, farlo a Manchester con la squadra di Guardiola è proibitivo, motivo per cui dal 20’ in poi la lente d’ingrandimento era sull’atteggiamento, che è stato impeccabile ma soprattutto tatticamente importante. Il City per sbloccarla e per raddoppiare, ha avuto bisogno di un’invenzione di Foden e di uno slalom in mezzo a quattro avversari di Doku, confermando la solidità e la precisione nei compiti della squadra di Conte.






