Lecce-Napoli: Conte cerca conferme a casa sua
A distanza di pochi giorni dalla splendida vittoria in casa contro l’Inter, il Napoli torna subito in campo per il turno infrasettimanale. Alle 18.30, allo stadio Via del Mare, gli azzurri affrontano il Lecce di Eusebio Di Francesco in una sfida che può confermare il momento positivo della squadra e consolidare il primato in classifica. La vittoria sui nerazzurri ha ridato entusiasmo all’ambiente e consapevolezza al gruppo, ma il calendario non concede tregua. Contro il Lecce, il Napoli è chiamato a replicare l’intensità e la qualità mostrate contro l’Inter, evitando cali di concentrazione che potrebbero compromettere il cammino. Dall’altra parte, i salentini cercano riscatto dopo la sconfitta di Udine. La formazione di Di Francesco ha raccolto finora 6 punti in 8 partite, con una sola vittoria e un rendimento interno tutt’altro che brillante: 2 pareggi e 2 sconfitte al Via del Mare, 7 gol fatti e 13 subiti — seconda peggior difesa del campionato dopo il Torino. Per il Napoli, quella di stasera è una gara da non sbagliare: i tre punti conquistati contro l’Inter hanno rilanciato le ambizioni azzurre, ma solo una vittoria in terra pugliese permetterebbe di dare continuità e allungare in vetta. Buone notizie per il tecnico partenopeo: Højlund e Rrahmani tornano tra i convocati; nella lista è presente anche David Neres, non al top della forma, ma comunque a disposizione.
Gioco diretto, costruzione e gioco sulle corsie: le chiavi dei giallorossi
Il Lecce arriva alla sfida con il Napoli con la consapevolezza di dover reagire dopo il ko di Udine, ma anche con la volontà di ritrovare solidità e fiducia davanti al proprio pubblico. Eusebio Di Francesco sta lavorando su un assetto più equilibrato, che potrebbe assumere i contorni di un finto 4-3-3, molto più vicino a un 4-2-2 nelle due fasi di gioco. Ai lati della prima punta (ballottaggio Stulic-Camarda) dovrebbero agire Morente e Pierotti. Ramadani, Coulibaly e Berisha compongono il terzetto di centrocampo (in alternativa c’è anche il fisico Kaba), mentre il quartetto difensivo dovrebbe essere formato da Veiga, Gaspar, Tiago Gabriel e Gallo. Con il passare dei minuti, non è escluso che Di Francesco possa passare a un 4-3-3 più offensivo, inserendo esterni rapidi come Banda e Ndri per provare a colpire in transizione. In fase di costruzione, i giallorossi alternano due modalità: spesso si fa affidamento al lancio lungo del portiere Falcone, diretto verso gli esterni o la punta centrale per superare la prima pressione avversaria; quando invece si decide di partire dal basso, i due giocatori più attivi nell’abbassarsi per sostenere l’uscita palla sono Berisha (che si posiziona tra i centrali) e Ramadani, fondamentali per dare linee di passaggio e continuità al possesso. Sul versante sinistro, l’asse Morente–Gallo rappresenta una delle chiavi principali del gioco leccese: il primo tende a muoversi più dentro al campo, lasciando spazio alle sovrapposizioni frequenti di Gallo, terzino dal piede preciso e capace di crossare con efficacia. Discorso leggermente diverso sulla destra, dove Pierotti agisce più in ampiezza, mentre il terzino si concentra maggiormente nell’attacco dello spazio interno in profondità. In zona di rifinitura si muove Coulibaly, che agisce alle spalle della prima punta per collegare i reparti e sfruttare eventuali seconde palle. L’idea di gioco del Lecce resta chiara: ricercare la punta centrale — Stulic o Camarda — come riferimento per ricevere e smistare palloni sulle corsie laterali, con particolare attenzione al lato sinistro, considerato il canale preferenziale per sviluppare la manovra offensiva. I salentini restano una squadra che vive di fiammate improvvise, con la tendenza a sfruttare gli spazi in ripartenza concessi dall’avversario, specie quando riescono a recuperare palla in zone intermedie del campo.
La fase di non possesso del Lecce
In fase di non possesso, il Lecce si dispone generalmente con il 4-4-2: Coulibaly a lavorare in prima pressione accanto alla punta, con Morente e Pierotti sulla linea dei centrocampisti. La pressione portata dai giallorossi non è sempre intensa e continua: la squadra alterna momenti di aggressione alta, in particolare sulla costruzione bassa avversaria, a fasi più durature in cui preferisce lasciare il pallino del gioco all’avversario, soprattutto contro formazioni di maggior caratura tecnica. Quando gli avversari consolidano il possesso e si avvicinano all’area di rigore, il Lecce tende ad abbassarsi con due linee da quattro molto strette, o addirittura con una linea di centrocampo a cinque quando anche Coulibaly rientra a dare manforte.
Conte e il suo Napoli: continuità, possesso e ampiezza per dominare la gara
Dopo la grande serata vissuta al “Maradona” contro l’Inter, il Napoli di Antonio Conte si prepara alla trasferta di Lecce con la consapevolezza di dover dare continuità al proprio percorso. Gli azzurri dovranno entrare in campo con la convinzione di fare la partita, alimentando quell’autostima ritrovata grazie alla prestazione di carattere e qualità offerta contro i nerazzurri. L’obiettivo sarà quello di imporre il proprio gioco attraverso il possesso palla e la ricerca di trame offensive fluide, mantenendo però una preparazione difensiva adeguata per non subire ripartenze da palla persa in attacco — una delle situazioni preferite dal Lecce di Di Francesco. Contro i salentini, il Napoli potrebbe trovarsi in superiorità numerica in fase di costruzione, grazie alla disposizione del Lecce, spesso con due soli uomini in prima pressione. Questo permetterà agli azzurri, in particolare a Gilmour, di gestire il possesso con maggiore tranquillità, sfruttando non solo l’ampiezza ma anche la possibilità di imbucate centrali tra le linee. In queste situazioni sarà fondamentale il lavoro della prima punta, chiamata talvolta a staccarsi dalla marcatura per ricevere palla tra le linee e favorire lo sviluppo dell’azione offensiva. Da inizio stagione, Conte ha ribadito che le due soluzioni tattiche di riferimento per il Napoli sarebbero state quelle con i quattro centrocampisti — modulo prediletto per equilibrio e densità centrale — e il classico 4-3-3, che garantisce ampiezza e aggressività. Ora, con l’infortunio di De Bruyne, è plausibile un ritorno a movimenti più codificati sulle corsie laterali, con un maggiore coinvolgimento interno dei terzini per liberare l’ampiezza. La manovra offensiva potrebbe prevedere una ricerca costante dell’esterno largo (occhio alla possibilità Lang), pronto a ricevere e puntare l’uomo. Stasera, in situazioni in cui il terzino avversario uscirà in pressione proprio sull’esterno d’attacco, si potrà sfruttare lo spazio alle sue spalle con gli inserimenti dei terzini stessi o delle mezzali.







